domenica 29 maggio 2011

Un silenzio sempre più assordante

Questa è una di quelle notizie che non fa notizia, che i tg non passano, i giornali non scrivono e in pochi conoscono. Eppure loro sono in tanti,  e vogliono farsi sentire. Sono i sordi, che in questi giorni sono scesi in piazza a Roma, per chiedere al Parlamento una legge che riconosca come ufficiale la Lis,  la Lingua italiana dei segni.
Del resto,  così come l'italiano è la lingua ufficiale degli italiani udenti, il braille degli italiani non udenti, per quale motivo ai sordi dev' essere negato il riconoscimento della loro lingua?
L'iter parlamentare è iniziato nel 2009, ma solo il 16 marzo scorso la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato all`unanimità il disegno di legge in un testo unificato (sulla base dei Ddl 37, 831, 948, 1344, 1354, 1391), passato in discussione alla Commissione Affari sociali della Camera. Dopo tre sedute, la proposta di legge non è stata ancora approvata dalla Camera.
La Commissione della Camera ha affermato che il ritardo nell'approvazione della legge, riguarda alcune modifiche che si vorrebbe apportare al testo. Da qui nasce la protesta dei sordi e del comitato 'Lingua dei Segni italiana subito!'. Per loro il testo è perfetto così com'è e non deve subire alcuna modifica.
La Lis attraverso il canale visivo-gestuale è una lingua a tutti gli effetti, perchè  ha tutte le caratteristiche morfologiche, sintattiche, grammaticali di una lingua storico-naturale; in più è riconosciuta a livello scientifico da linguisti e ricercatori e garantisce dignità e rispetto delle pari opportunità delle persone sorde che la usano, come cittadini italiani. Il Ddl non implica l`imposizione dell`uso della Lingua dei Segni Italiana ma garantisce che ogni cittadino la possa richiedere e utilizzare liberamente.
A livello internazionale, ciascun paese ha la sua lingua dei segni. Non riconoscere la Lis, significa negare l'esistenza di un'intera comunità di persone. Del resto, le  risoluzioni sulla lingua dei segni sono già state approvate ufficialmente dal Parlamento europeo nel 1988 e  nel 1998, e dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 2006 (ratificata in Italia con Legge dello Stato nel 2009) che tra l’altro, tutela anche il riconoscimento e la promozione della Lingua dei Segni in più articoli. Nonostante gli altri paesi europei ed extraeuropei abbiano già riconosciuto la lingua dei segni o si stanno muovendo verso la loro ufficializzazione , in Italia non è cambiato nulla

giovedì 26 maggio 2011

Prova d'esodo

Come ogni anno a maggio, la nostra azienda stabilisce una giornata per effettuare la prova d'esodo in caso di incendio, obbligatoria in tutti i posti di lavoro con oltre 10 dipendenti, Ogni anno alle 7.30 del mattino l'appuntamento con i colleghi è in punto vendita dove, dopo aver seguito le istruzioni degli esperti sulle procedure da seguire, le comunicazioni da dare e la gestione dei clienti che potrebbero essere presenti, ci prepariamo a effettuare la prova . E ogni anno ormai come una routine, non ne imbocchiamo una... non c'è niente da fare.
Vi dico cosa ho capito ieri mattina:
  • Prima delle 9 il cervello è disattivato, non funziona. Nada! Qualsiasi cosa verrà detta, sarà recepita al contrario e per metà. Però l'unione fa la forza e come un puzzle, tutti  insieme abbiamo provato a  unire i pezzi
  • Se ci fossero clienti con disabilità motoria, e pensano che io li possa aiutare, è meglio se scappano da soli perché forse devo attaccarmi io a loro
  • La simulazione di un principio di incendio ha scatenato un principio di panico. Non è mancato il 'cosadevofare-chidevochiamare'. Ma non era simulato
  • Anche durante una semplice prova predomina l'istinto del 'si salvi chi può'... immaginate il resto....
  •  Scappare di corsa dalle uscite di emergenza può essere molto pericoloso. E'  meglio varcare lentamente la soglia e controllare la strada. Ti sei salvato da un incendio, non è detto che ti salvi anche dalle macchine.
Tutto chiaro? Ora so cosa devo fare. Chiudere la cassa, prendere la chiave e mettermi in salvo. Tanto, anche se seguissi correttamente tutte le procedure, in un modo o nell'altro chi non le conosce mi metterebbe sotto. Voi chiamatemi pure egoista...ma in certi casi serve.

    martedì 24 maggio 2011

    Ripartire... Diario di una cassiera divertita

    Finalmente ce l'ho fatta... il tanto atteso rientro a lavoro è arrivato e ieri ufficialmente ho ripreso. Entrare, rimettere la magliettina rossa, badgare l'orario, ogni azione è stata qualcosa che non avevo mai lasciato. La novità è stato il cambio dal reparto alla cassa e devo dire che almeno come inizio è andata bene. Tante cose per me sono nuove, più che altro le procedure, ma il resto è il mio mondo, l'ambiente di lavoro lo stesso, i clienti poi... quelli sono gli 'stessi' sia in reparto che in cassa. Ma ognuno di loro è un mondo nuovo, una scoperta  ma anche uno stereotipo, ognuno è una realtà a se. E quanto mi diverto. Mi mancava il contatto con loro, perché del mio lavoro amo proprio il rapporto con le persone, il contatto umano, la chiacchierata, il sorriso, ma anche il muso lungo e la scorrettezza. In fondo si conoscono i caratteri e i modi di fare più diversi e la cosa mi appassiona. Credo non sia solo una forma di curiosità, ma la passione per la psicologia umana, che ormai mi porto dentro da anni. Amo socializzare, stare tra le persone,  i rapporti umani mi ricaricano e mi piace poter aiutare ed essere utile per qualcuno.
    Stare in reparto, nella fotografia, mi ha permesso di occuparmi con passione del mio lavoro, e forse di servire il cliente con una grinta maggiore, perché avevo la possibilità di condividere con loro i miei interessi e aiutarli con fiducia a conoscere i prodotti, consigliando quelli più adatti e spiegando nozioni e utilizzo dei mezzi fotografici. Certo non sono mai mancati malumori o momenti negativi, ma non riesco a vederli con amarezza, anzi. Sono serviti tutti,  perché mi hanno insegnato qualcosa, e li porto dentro come un bagaglio grande grande, ma di peso leggero leggero. Ho imparato a conoscere meglio l'animo umano, le reazioni delle persone, ho fatto errori e ho imparato a chiedere aiuto e porvi rimedio.
    Il passaggio in cassa è stato meno traumatico di quanto immaginassi. La nostalgia per abitudini consolidate c'è, ma non così forte come mi era successo nel periodo in cui lavorai nell' 'Home Entertiment'. Li non esiste vendita diretta. E' una vendita automatica:  il cliente sa già cosa vuole, si serve da solo, al massimo ti può chiedere dove trovare un film, un DVD o se un videogioco è uscito.
    La cassa invece è dinamica, è attiva, i clienti devono passare da te, e con ognuno c'è la chiacchierata, il sorriso, la rapida spiegazione di promozioni o curiosità sui prodotti. Sicuramente è un' attività molto mentale, la testa deve restare sempre accesa perché lavori con i soldi, carte di credito,bancomat  e le procedure sono tante e non sempre semplici. Però ti distrae, in quel momento spegni il cervello dai tuoi problemi e ti obbliga alla concentrazione. E non manca il rapporto umano, per me fonte di energia. Diciamola tutta, anche la mia buona curiosità ci guadagna perché scopro cosa comprano le persone: che musica ascoltano, libri letti, le manie di chi sceglie la caraffa  col tappo rosso piuttosto che bianco, o il portatile rosa perché fa tanto chic.
    Credo che gli spunti di scrittura saranno tantissimi, avrò modo e tempo di raccontare; soprattuto approfitterò delle pause (spesso lunghe) tra uno scontrino e l'altro per memorizzare bene ogni passaggio di persona, e studiarla con un occhio più critico e 'scientifico' rispetto a prima, perché poi correrò qui a raccontare tutto quello che ho visto.
    Sarà una piacevole riflessione , forse ora più divertente... sarà il 'piccolo diario di una cassiera divertita'.

    giovedì 19 maggio 2011

    Queste e quelle signore. Ovvero cinque piccole storie d'amore (e un matrimonio)

    Oggi vorrei farvi conoscere un piccolo romanzo pubblicato qualche anno fa, Queste e quelle signore. Ovvero cinque piccole storie d'amore (e un matrimonio) un piacevole libro che parla d'amore e di donne: cinque piccole storie al femminile, più un matrimonio che si leggono velocemente, che scivolano via, attraverso immagini tracciate con grande realismo per rappresentare il complesso universo femminile. C'è una Sardegna fatta di povertà e bisognosa di cure in cui paese e città sono unite da passioni e solitudine, sofferenze e vittorie. Le donne,sono affascinanti  protagoniste di questi racconti, con i loro segreti, le loro bugie e i misteri, e gli uomini solo una presenza marginale. Abile è l'autore nel delineare con grande umanità e sensibilità i loro caratteri, e le loro vite, quasi sbeffeggiando, ma senza offenderla, una femminilità ora vanitosa e borghese, ora affaticata e triste. Un piccolo romanzo che sa di vita, ha il sapore di storie antiche, ha l'odore della sofferenza, ma prende l'anima fino alla fine. 
    Per capire meglio: "Credo che – inconsapevolmente – questo piccolo libro sia un doveroso tributo alle donne della mia vita (mamma, moglie, figlia e nipotine) e un risarcimento delle falle culturali provocate dal maschilismo esasperato della mia prima educazione." Con queste parole l'autore sembra quasi volersi scusare e giustificare di un libro che parla col cuore e arriva al cuore Egli è Giuseppe Dodero, cagliaritano,  classe 1927 medico, igienista, e docente di statistica sanitaria, impegnatissimo sia in ambito scientifico, come autore di diverse pubblicazioni mediche e collaboratore di giornali e riviste del settore , sia in ambito narrativo, come grande conoscitore delle persone e dell'animo umano (Ambulatorio senza orario , La vera storia del caporale Giovanni Contu)
    Grande amante della propria terra, non perde occasione per diffondere al di fuori dell'isola  la cultura e la  letteratura sarda, utilizzando efficacemente i diversi strumenti che il web fornisce. Io stessa ho conosciuto il professor Dodero attraverso il suo canale su Twitter nel quale ha sviluppato una fitta  rete di  informazioni sulla Sardegna e i suoi autori meno conosciuti. Instancabile,  la sua attività è forte ed efficace e i suoi modi sempre gentili e mai aggressivi  lo rendono un ottimo divulgatore. 
    Ne è un esempio la bellissima Piccola enciclopedia tascabile della Sardegna, pubblicata nel 2003.
    Oltre 2000 voci, 30 schede e 15 carte geografiche su archeologia, arte, botanica, ecologia, economia, gastronomia, geografia, linguistica, magia, medicina, storia, tradizioni e zoologia. Un libro che mi sento di consigliare a chi ama la Sardegna, a chi non la conosce o semplicemente  vuole scoprire qualcosa che difficilmente potrebbe trovare altrove riunita insieme.

    Per chi volesse saperne di più, può visitare il sito dell'Aipsa

    sabato 14 maggio 2011

    Referendum sul Nucleare

    Il 15 e il 16 maggio in Sardegna si vota per il Referendum consultivo sul nucleare.
    Il quesito sul quale esprimersi è: "Sei contrario all'installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?".
    Faccio un appello, invito con forza tutti i miei conterranei a votare con prepotenza Si per dire No al nucleare, non vogliamo fare della nostra terra una pattumiera radioattiva. Dimostriamo al resto della Nazione quello che si deve fare in un paese che vorrebbe essere democratico
    Vorrei ricordare che il referendum consultivo è una specie di  parere non vincolante che viene richiesto alla popolazione su un determinato argomento. A livello regionale, è regolato dai vari Statuti; in Sardegna per essere valido deve raggiungere un quorum del 33 per cento. 
    Come ha voluto sottolineare il Comitato Si Per fermare il nucleare “è un diritto, loro [degli abitanti della Sardegna, ndr] come di tutti gli italiani, far sentire la propria voce su un tema che investe il loro futuro, quello dei loro figli, il destino energetico e anche industriale dell’Italia.”
    Il referendum consultivo sardo può diventare quindi l'occasione per riaffermare il diritto al voto e chiedere che rimanga tale anche nel referendum abrogativo del 12 e 13 giugno.
    Siamo alla vigilia della votazione alla Camera del decreto Omnibus, l'emendamento che prevede la rinuncia al nucleare solo in via temporanea, in attesa di una reintroduzione successiva, fra un paio d'anni, come lo stesso Berlusconi ha ammesso.
    E' un periodo di grande incertezza, e il tema nucleare è purtroppo poco conosciuto e trattato solo a fini propagandistici. Manca una corretta informazione e vogliono privarci del nostro diritto a scegliere sul nostro presente e futuro.
    Popolo sardo, basta poco, facciamo sentire la nostra voce!

    mercoledì 11 maggio 2011

    Consigli libreschi

    Grazie all'amicizia con Libri su Libri nata per caso sul canale di Twitter , mi è stata data la possibilità di farmi conoscere attraverso i libri che più mi rappresentano, e dare così dei consigli libreschi. Se siete interessati potete visitare  il link, e magari soffermarvi anche sui consigli degli altri blogger o della libraia.

    giovedì 5 maggio 2011

    Cambierà qualcosa?

    Solo due settimane fa piangevo di rabbia e delusione e oggi cautamente sorrido. Questo pomeriggio ho sentito  finalmente quelle magiche parole che mi servivano per avere la forza di riprendere a sperare e di affrontare diversamente tutte le cure. Sabato finirà quella che è stata la più lunga degenza che abbia mai fatto a casa, il periodo di malattia più lungo. Dopo quattro mesi di assenza finalmente potrò riprendere l'attività lavorativa, potrò ricominciare lentamente a uscire, passeggiare a piedi, ricominciare una vita più normale e serena. Per chi non sa cosa significa, passare tanto tempo in casa non è così rilassante come si immagina, soprattutto se come me si è una persona attiva, sempre in movimento con un lavoro dinamico e a contatto continuo con tante persone. I primi mesi sono stati quelli più pesanti fisicamente. Immobilità, molti dolori, tanta debolezza, e poca voglia di fare qualsiasi cosa. Poi ci sono stati i miglioramenti fisici e chiaramente è ritornata la voglia di fare, di uscire, di muoversi un po', ma li subentra quella che ho chiamato l'ansia da Inps. Per chi non lo sapesse, come dipendente privata, la malattia da lavoro è gestita dall'Inps, l'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Il medico curante o lo specialista sono tenuti a trasmettere all’Inps per via telematica, il certificato di malattia del lavoratore, riportando diagnosi e prognosi di cura. Il lavoratore è altresì tenuto a rimanere a casa per eventuali controlli effettuati dai medici fiscali nelle fasce orarie: dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 17,00 alle 19,00 comprese le domeniche e i giorni festivi. 
    Questa è l'ansia da Inps... quell'essere costretta a vivere secondo orario, con la paura di uscire anche solo per respirare all'aria aperta, per fare una visita medica, per andare a pranzo fuori e dover rientrare di corsa, senza tardare neppure un minuto, perché lui, il medico può essere già li che ti aspetta e se tu non hai una giustificazione accettabile per la tua assenza rischi di perdere l'intera indennità di malattia... L'ansia aumenta se ti succede di abitare nel mio palazzo, dove il citofono non funziona e il campanello va a saltelli. Allora devi tenere le orecchie attente ad avvertire il minimo trillo. E quindi dimenticati di riposare se no rischi di dormire, dimenticati di tenere il volume della TV o della radio alto, dimenticati di distrarti. Perché il medico può arrivare sempre, in qualsiasi momento. Anzi ti può capitare quello che è successo a me...  il medico arriva fuori orario di dieci minuti, arrabbiatissimo perché non ha trovato parcheggio, perché il tuo campanello è rotto e che se ti sta bene accetti e ti visita, altrimenti ti segna un'assenza e sono cavoli amari. E tu psicologicamente fragile e impotente lo fai entrare pur di non perdere tempo ed evitare rogne fiscali
    Sabato la 'malattia' finisce,  cosa cambierà? Bè dal punto di vista medico non tanto direi, continuerò a convivere col dolore e dovrò proseguire le cure, la fisioterapia, iniziare la riabilitazione muscolare e ci saranno sempre nuovi esami da fare. Però cambia la libertà, l'idea che c'è un miglioramento e quindi  la piena compatibilità della malattia anche con il lavoro. Cambia l'idea di uscire fuori orario, o di riposare quando ne ho voglia, di andare al cinema alle 18, di ascoltare la radio a tutto volume. Cambia la vita: psicologicamente cambia tutto! Rivedere colleghi, clienti, persone. Riacquistare forza. E questo è importante soprattuto per i momenti difficili che arriveranno, perché essere ottimisti e positivi non vuol dire negare la realtà. I momenti brutti ritorneranno, magari con minor durezza, però ci saranno, ed essere mentalmente carichi e e preparati aiuta a non crollare o per lo meno a sapersi rialzare subito e a riprendere a sorridere.
    Oggi sorrido... domani chissà....

    Per me i veri angeli sono le persone che in certi momenti compaiono all'improvviso a dare luce alla vita.
    Banana Yoshimoto