martedì 24 maggio 2011

Ripartire... Diario di una cassiera divertita

Finalmente ce l'ho fatta... il tanto atteso rientro a lavoro è arrivato e ieri ufficialmente ho ripreso. Entrare, rimettere la magliettina rossa, badgare l'orario, ogni azione è stata qualcosa che non avevo mai lasciato. La novità è stato il cambio dal reparto alla cassa e devo dire che almeno come inizio è andata bene. Tante cose per me sono nuove, più che altro le procedure, ma il resto è il mio mondo, l'ambiente di lavoro lo stesso, i clienti poi... quelli sono gli 'stessi' sia in reparto che in cassa. Ma ognuno di loro è un mondo nuovo, una scoperta  ma anche uno stereotipo, ognuno è una realtà a se. E quanto mi diverto. Mi mancava il contatto con loro, perché del mio lavoro amo proprio il rapporto con le persone, il contatto umano, la chiacchierata, il sorriso, ma anche il muso lungo e la scorrettezza. In fondo si conoscono i caratteri e i modi di fare più diversi e la cosa mi appassiona. Credo non sia solo una forma di curiosità, ma la passione per la psicologia umana, che ormai mi porto dentro da anni. Amo socializzare, stare tra le persone,  i rapporti umani mi ricaricano e mi piace poter aiutare ed essere utile per qualcuno.
Stare in reparto, nella fotografia, mi ha permesso di occuparmi con passione del mio lavoro, e forse di servire il cliente con una grinta maggiore, perché avevo la possibilità di condividere con loro i miei interessi e aiutarli con fiducia a conoscere i prodotti, consigliando quelli più adatti e spiegando nozioni e utilizzo dei mezzi fotografici. Certo non sono mai mancati malumori o momenti negativi, ma non riesco a vederli con amarezza, anzi. Sono serviti tutti,  perché mi hanno insegnato qualcosa, e li porto dentro come un bagaglio grande grande, ma di peso leggero leggero. Ho imparato a conoscere meglio l'animo umano, le reazioni delle persone, ho fatto errori e ho imparato a chiedere aiuto e porvi rimedio.
Il passaggio in cassa è stato meno traumatico di quanto immaginassi. La nostalgia per abitudini consolidate c'è, ma non così forte come mi era successo nel periodo in cui lavorai nell' 'Home Entertiment'. Li non esiste vendita diretta. E' una vendita automatica:  il cliente sa già cosa vuole, si serve da solo, al massimo ti può chiedere dove trovare un film, un DVD o se un videogioco è uscito.
La cassa invece è dinamica, è attiva, i clienti devono passare da te, e con ognuno c'è la chiacchierata, il sorriso, la rapida spiegazione di promozioni o curiosità sui prodotti. Sicuramente è un' attività molto mentale, la testa deve restare sempre accesa perché lavori con i soldi, carte di credito,bancomat  e le procedure sono tante e non sempre semplici. Però ti distrae, in quel momento spegni il cervello dai tuoi problemi e ti obbliga alla concentrazione. E non manca il rapporto umano, per me fonte di energia. Diciamola tutta, anche la mia buona curiosità ci guadagna perché scopro cosa comprano le persone: che musica ascoltano, libri letti, le manie di chi sceglie la caraffa  col tappo rosso piuttosto che bianco, o il portatile rosa perché fa tanto chic.
Credo che gli spunti di scrittura saranno tantissimi, avrò modo e tempo di raccontare; soprattuto approfitterò delle pause (spesso lunghe) tra uno scontrino e l'altro per memorizzare bene ogni passaggio di persona, e studiarla con un occhio più critico e 'scientifico' rispetto a prima, perché poi correrò qui a raccontare tutto quello che ho visto.
Sarà una piacevole riflessione , forse ora più divertente... sarà il 'piccolo diario di una cassiera divertita'.

4 commenti:

  1. Ahahahah! Però vedi di scrivere cose positive sui tuoi clienti... Non vorrai mica ritrovarteli una mattina tutti insieme a chiederti conto di quello che scrivi! Ahahahahah! ;)

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  2. Il contatto col pubblico è qualcosa di estremamente innovativo in un mondo, per me, un po' troppo incentrato sull'hi-tech e sul 2.0. Perhcè impari continuamente cose nuove sugli altri e su te stesso/a. Buon rientro allora :).

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  3. ahaha!!!!fantastico!aspetto con ansia i profili! :D

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  4. Verissimo dovrò scrivere cose buone... ma poi come faccio a descrivere i tipi che servono a Postochenonce?

    Grazie Mauro, un abbraccio

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