sabato 12 marzo 2011

Riflessioni

Nasce tutto con una canzone.Anzi, ascoltando una canzone sono nati una serie di pensieri, emozioni, immagini che si sono rincorse nella mia testa, fino quasi a farmi star male. Tutto nasce con  La canzone dei dodici mesi   di Francesco Guccini, che qualche giorno fa ho casualmente risentito dopo un po' di tempo.
E' stato come guardare un film, poche note per farmi vedere la scena di una ragazza di 15 anni, seduta in terra sopra un grande tappeto bianco e nero che, con lo stereo appoggiato sul divano del salone, ascoltava ad occhi chiusi un cd. Il suo primo cd di Francesco Guccini. E' solo un momento,dura un attimo ma è il mezzo che mi ha permesso di rivedere qualcosa di dimenticato, o volontariamente rimosso. Rivedo quella casa, lasciata 10 anni fa, rivedo la sala e la luce di un pomeriggio d'estate, che entra silenziosa tra le persiane semi-abbassate per accompagnare i pensieri di una ragazzina adolescente che scrive sul suo diario, i sogni, le paure, la sua ribellione. Con una canzone ho visto la mia fragilità, la mia forza, quello che ho perso e quella spensieratezza mancata, che non ho mai vissuto da adolescente e forse vorrei avere adesso. Eppure ho provato nostalgia. Era una sensazione strana, un  dolore nostalgico, qualcosa che fa male, ma allo stesso tempo ti manca perchè sai che non ritorna. E' bastata una canzone ad aprirmi gli occhi, o magari a togliere quegli occhiali scuri che ho messo sul naso da troppo tempo, e mi limitano azioni e pensieri. Perchè non vedo e non ho visto tutto quello a cui ho rinunciato. A cui ho voluto rinunciare. Per tanto tempo, la paura è stata la mia compagna di vita, la mia fuga dalla vita, la mia scusa. Poi ci sono situazioni improvvise, che non hai previsto, e che la vita dalla quale fuggivi ti mette di fronte. E allora la paura è lecita, ma tu non sai come gestirla perchè le tue paure prima, erano creazioni della mente, mentre la paura reale è diversa. E scopri che la vita che non volevi vivere, contro cui scappavi, quasi quasi ti piace, anzi non vuoi proprio abbandonarla, e quando la senti scivolare via, fai di tutto per attaccarti a lei, per non lasciarla, perchè hai paura di perderla. Impari a vivere, scopri che nonostante tutto, anche se spesso ti ha dato dolore, sofferenza e ti ha tolto ogni forza, se la guardi attentamente e impari a volerle bene, la Vita ti offre tanto. Ti regala giornate nuove,  sorrisi, saluti, amore, sostegno nel dolore, voglia di avere un futuro, possibilità di costruirlo. Sognare. Sta a te decidere se affrontare la vita o per paura rinunciare.
Queste riflessioni possono sembrare banali per molti, in realtà per chi le subisce, sono strumenti  fondamentali per superare quegli ostacoli della mente che condizionano l'esistenza. Vedere la musica scivolare davanti con le sue immagini, è servito per far scorrere il flusso dei pensieri; e parlare con la scrittura potenzia la cura e facilita la guarigione.Adesso la mia sola speranza è quella di vivere giorni nuovi, senza più filtri nel cuore, per vedere le cose avvolte di luce,anziché ricoperte dalle tenebre della paura

1 commento:

  1. Io trovo questo pensiero molto bello, invece. Ed hai ragione, scrivere è un 'ottima cura, ti aiuta ad osservare dall'esterno i tuoi sentimenti. L'unico augurio che posso farti è di riuscire ad accogliere le tue paure e ad accettarle come parte della tua vita. Non tentare di rimuoverle malamente, tornerebbero più insistenti di prima. Un abbraccio

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